Luserna
Un paesino di montagna molto suggestivo con affreschi su molte fronti delle abitazioni, bar e musei.
Un’ isola linguistica nell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, con una popolazione di circa 300 persone, nel mezzo del Trentino Italiano, dove si parla il cimbro, una variante antica della lingua portata sugli altopiani da coloni bavaresi durante il medioevo.
La minoranza linguistica cimbra è una delle tre minoranze del Trentino, assieme alla comunità ladina e a quella mochena, riconosciute e tutelate ufficialmente. La conservazione e valorizzazione della lingua viene svolta principalmente dall’Istituto Cimbro di Luserna, struttura della Provincia Autonoma di Trento.
Il Centro Documentale di Luserna, nato nel 1996, ha documentato i traumatici eventi della guerra in modo molto dettagliato, onorando la memoria di tutti i soldati e persone che hanno perso la vita nella grande guerra.
Inoltre il Centro Documentale di Luserna dispone di molti esemplari della fauna e flora locale
Una curiosità: i cognomi predominanti sono Gasperi e Nicolussi.
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Non possiamo dimenticare la visita fatta al Centro Documentale di Luserna, nel 2012, a richiesta di Ana Bernardi: al momento della nostra visita se tenia in mostra oggetti e fotografie del conflitto in Galizia dove il Papà di Ana, Giuseppe Maria Vigilio Bernardi, aveva partecipato come soldato semplice nelle truppe Austroungariche.
L’atmosfera della mostra trasmetteva la sofferenza e il sacrificio di questi uomini, intrappolati in una guerra crudele e sanguinaria
Galizia 1914: i soldati tirolesi trentini nella Grande Guerra
Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, in Bosnia, uno studente serbo di nome Gavrilo Princip assassinava l’erede al trono austroungarico Francesco Ferdinando. Un mese dopo, l’Austria Ungheria decise di dichiarare guerra alla Serbia, una piccola nazione di fondamentale importanza nel delicato scenario Balcanico.
La Russia Zarista ordinò la mobilitazione generale, seguita il giorno successivo dell’Austria.
Il 31 luglio 1914 le autorità della monarchia asburgica fecero affiggere anche nelle valli e quartieri del Tirolo il proclama imperiale con cui veniva ordinata la mobilitazione generale. (All’epoca il Trentino era parte del Tirolo)
Il 1° agosto la Germania dichiarava guerra alla Russia e due giorni dopo alla Francia, mentre l’Italia, per il momento, dichiarava la propria neutralità.
Nella massa di soldati chiamati a combattere sul fronte orientale c’erano un migliaio di giovani trentini. Molti di loro erano anche padri di famiglia. Oltre 11500 di loro non fecero mai più ritorno alle loro case.
In Tirolo la notizia della guerra contro la Russia fu accolta con il suono delle bande militari che sfilarono in tutta la contea, da Innsbruck fino ad Ala, passando per Hall, Bolzano, Bressanone, Chiusa, Mezzolombardo, Trento, Arco e Riva del Garda.
In pochi giorni le caserme non furono più in grado di contenere tutti i militari in arrivo.
I treni carichi di soldati iniziarono ad avviarsi i primi giorni di agosto del 1914. Come tutti i convogli dei primi giorni di guerra, erano decorati con fiori e bandiere, ricolmi di giovani soldati nella divisa dell’imperatore. Correvano sui binari, verso i campi di Galizia: una regione appartenente all’imperio asburgico, abitata da polacchi, ucraini ed ebrei, ai confini con la Russia e, per questo, considerata dagli strateghi austroungarici il naturale punto di partenza per un’azione offensiva contro le truppe del Zar.
Il bagno di sangue galiziano
A decidere le sorti fu anche l’inferiorità dell’artiglieria austrica e, fatto ben più grave, la scarsità di munizioni. I russi, nella guerra russo-giapponese del 1904-05, avevano imparato a risparmiare le forze e a mimetizzarsi. A differenza degli austriaci, essi avanzavano a ranghi sparsi, con uniformi color terra, nascondendosi dietro trincee ben studiate e predisposte.
Nei soli primi mesi di guerra, l’esercito austroungarico perse la metà dei suoi effettivi: 140.000 morti, 743.000 feriti o malati, 407.000 prigionieri, in tutto circa 1.300.000 uomini fuori uso.
Un secondo tentativo di attaccare la Russia fu attuato dalle armate imperiali con la cosiddetta “campagna d’autunno”, avviata nell’ottobre 1914: essa avrebbe dovuto affrontare il nemico a partire da più fronti: Polonia, Vistola, Galizia e Carpazi. Tuttavia l’inverno e l’abilità delle truppe russe fermarono l’avversario. Nella presa della fortezza di Przemysl, il 22 marzo 1915 si arresero ai russi 9 generali, 2593 ufficiali, 117000 soldati, tra questi ultimi vi erano 1600 tirolesi dei Landsturm, poi inviati in Siberia o nel Turchestan, dove molti morirono per inedia, freddo e malattie.
Nel frattempo si apriva il fronte meridionale della Grande Guerra. L’Italia dichiarò guerra all’Austria, fino ad allora alleata, il 24 maggio 1915: il fronte era una linea che ondeggiava tra pianure, campagne, colline, laghi, orridi, pendii e montagne, fino ai ghiacciai dell’Adamello e della Marmolada.
Ovunque furono scavate trincee, costruite teleferiche, per collegare le valli con gli altopiani e le cime più alte, strade percorribili dalle truppe alpine e dai muli, baraccamenti per ospitare i soldati, ospedali militari per prestare le cure ai feriti. Piccoli cimiteri di montagna furono improvvisati ovunque, tra i boschi e prati. Da un giorno all’altro il Trentino lungo tutto il confine meridionale, dall’Ortles alla Marmolada, passando per il Lago di Garda, divento un unico fronte di guerra.
Numerosi tirolesi, compresi quindi anche i trentini o Welschtiroler, combatterono sul fronte meridionale per difendere la loro terra. Furono centinaia i trentini, ufficiali e soldati, che sia sul fronte orientale sia sul fronte meridionale ottennero decorazioni di vario grado nelle file dell’esercito austroungarico.
La loro memoria è pressoché oggi dimenticata.
Il cimitero nuovo di Luserna
In base alle diposizioni napoleoniche di fine 1700 il cimitero doveva essere collocato in un luogo distante dall’abitato, ma il più volte tali disposizioni rimanevano inevase. L’attuale cimitero veniva costruito fra il 1887 e il 1888 in base alle nuove disposizioni dell’impero Austro-Ungarico “che il cimitero sia attigua al paese ma non all’interno dello stesso”
Le pietre perimetrali furono ricavate dalla cava del “Frettle” a Millegrobbe e trasportate d’inverno con le slitte trainate dai cavalli. Era capomastro Davide Nicolussi Principe. La croce tutt’ora esistente, posta in mezzo al cimitero, è opera di Lino Nicolussi Moro, detto Lino Cucco.
L’8 settembre del 1888 il parroco della chiesa di Brancafora, della quale Luserna era curazia, scriveva all’ordinario di Trento “…che in breve è ultimato il cimitero nuovo” e che “…quel cimitero era in un luogo isolato e fatto con tutte le prescrizioni”. Chiedeva per tanto l’autorizzazione per la benedizione.
L’8 ottobre veniva benedetto. L’attuale ampliamento venne eseguito nel 1987.
La chiesa nuova di Luserna
Durante la Prima Guerra Mondiale l’antica chiesa, posta nell’attuale piazza “G. Marconi”, veniva distrutta dai bombardamenti provenienti dal Campolongo-Hasplknott.
Finita la guerra si presentava cosi la necessità di riedificare la nuova chiesa ma non tutti concordavano sul luogo. Alla fine si convenne di edificarla a metà strada fra il paese vero e proprio e la frazione Tesch – Tezze.
Il primo agosto 1920 si diede inizio alla costruzione che veniva ultimata nell’autunno del 1922. Il 25 gennaio 1923 veniva solennemente benedetta dal decano di Folgaria don Emilio Cavalieri quale delegato del P.V. Ordinario di Trento. In seguito, il 21 luglio 1928, fu solennemente consacrata a S. Antonio di Padova e a S. Giustina da sua Altezza Reverendissima il Vescovo Celestino Endrici.
Il 10 marzo 1934 veniva elevata a parrocchia.
Il campanile nuovo di Luserna
Nel 1929, quando la gente ritorno dalla Boemia, dove si era rifugiata come profuga a causa della guerra, sul lato Sud della piazza G. Marconi veniva eretta una tettoia con una campana.
Verso Nord della piazza era stata eretta una baracca spaziosa come chiesa. Quando la chiesa nuova era terminata mancarono i soldi pe la costruzione del campanile. Inutile le domande di sussidio all’Ordinario Vescovile di Trento, come pure quelle presso i censiti.
Nel 1927 giunse in paese il commissario prefettizio e si meraviglio dei vedere una chiesa senza un campanile. Il consiglio comunale faceva notare che ben altro erano le priorità del comune come l’acquedotto e la linea della luce elettrica. Ma invano. Si principiò la costruzione del campanile ad opera della cooperativa Pedrotti di Trento, alla cui dipendenze lavoravano molti Lusernesi fra tutti sono da ricordare i fratelli Gasperi-Balì della frazione Tezze-Tetsch.
Venne terminato nel 1928. Le quattro campane vennero comprate dalla fonderia Giovanni Colbachini di Padova e benedette il 13 giugno, festa del patrono S. Antonio di Padova.
Le quattro campane portano il nome delle rispettive madrine: la campana grande si chiama Emma; quella media Anna Maria; la terza Marta e la piccola Caterina.
La scuola Dante Alighieri di Luserna
Di scuola, intesa come istruzione istituzionalizzata, possiamo parlare soltanto dopo il 1774, quando Maria Teresa imperatrice d’Austria (1740-1780) faceva adottare in tutto l’impero il Regolamento scolastico generale, che introduceva l’istruzione obbligatoria in tutto l’impero.
Pertanto la frequenza scolastica era considerata obbligatoria e i genitori che trascuravano di inviare i propri figli a scuola dovevano pagare una tassa scolastica doppia, anche se poveri, e se recidivi dovevano pagare l’insolvenza con quattro giorni di prigione. I primi rudimenti di scolarizzazione venivano impartiti dal curato nella sua abitazione, cioè la canonica.
La povertà impediva a questo comune di assumere un maestro e di costruire un edificio apposito. Il locale adibito a scuola durante l’anno formativo 1837/38 era situato nell’attuale municipio, dove ora si trova la biblioteca.
Le cose cambiarono drasticamente nel 1866, in relazione alla III Guerra d’indipendenza. La perdita del Venero aveva postato il confine meridionale dell’impero ai piedi della Montagna di Lusérn, lungo l’argine sinistro del torrente Astico, fino a Casotto. In questo periodo ebbe inizio l’azione dello Stato austriaco e delle società tedesche per lo sviluppo della scuola tedesca nelle così dette “isole linguistiche” e lungo il confine del Tirolo meridionale e di rimbalzo rispondeva immediata l’azione italiana della Lega Nazionale.
In tutte le associazioni, sia tedesche che italiane, il compito specifico e in antitesi era “la difesa della propria identità, attraverso l’amministrazione pubblica, manifestazioni, scritti, sovvenzioni e costruzione di scuole a difesa della propria lingua”.
Nel 1888 la Lega Nazionale costruiva la scuola dedicata a Pasquale Villari, presidente della società Dante Alighieri, dove saranno maestri italiani la signorina Afra Proclemer e il signor Abramo Gasperi.